giovedì, marzo 22, 2007

Is death the end?-La morte è la fine?Last part-Ultima parte





















L'essere umano è un universo.La sua realtà,
secondo la tradizione, abbraccia tre sfere
esistenziali: fisico, sottile e causale.
Esaminiamo le ultime due.

L'uomo vive proiettato verso il passato: il suo
pensiero, che è principalmente basato sul
ricordo, lo rimanda a vecchi schemi, spesso
in contrasto col presente. E' cosi che egli vive
il suo dramma psicologico, dilaniato tra due
potenti forze: quella di ieri che lo trattiene e
quella di oggi che lo spinge a procedere ed
a rinnovarsi.

" La vita è sempre qualche cosa di nuovo,
è sempre un'esperienza autentica e
immediata di vitalità straordinaria che va
vissuta e sintetizzata".

Più che vivere siamo vissuti ma, come il sole,
per vivere dovremo morire ogni giorno a noi
stessi.E' questo continuo non volere mollare
la presa che conduce l'uomo al conflitto e quindi
al dolore; è la paura di perdersi.

Ma chi è che ha paura in lui?Proprio quella parte
che non vuole saperne di morire: il suo passato
e le sue cristallizzazioni.Siamo il prodotto del
nostro pensiero.Ciò vuol dire che la mente è
la causa della nostra individuazione.
Se l'ente individuato rappresenta l'effetto,
se esso dipende da una causa. è ovvio che
cercherà con tutti i mezzi di impedire a questa
causa di risolversi.

E' naturale che fino a quando l'uomo si lascerà
vivere dai suoi contenuti subinconsci, seguendo
la linea di minor resistenza, egli consentirà così il
perpetuarsi di un moto inerziale, senza poter
intravedere una via di uscita.

La mitologia e le antiche Scritture ci offrono, a tal
proposito, allegorie ricche di significato, a tal
proposito leggiamoci il mito di Proserpina ed il
raconto biblico di Lot.

Ciò che spaventa l'io è la paura di perdersi, è
il concetto della morte intesa come fine assoluta.
Ma esiste la fine in senso assoluto? L'inizio e la
fine, cioè, nascita e morte, sono solo relativi.
Due assoluti non possono esistere, d'altra parte,
se uno dei due fosse assoluto, cioè reale esisterebbe
sempre e dovunque, ciò che non è.
Sono fasi, movimenti spazio-temporali che vanno
e vengono, inseguendosi l'un l'altro.

Il seme germoglia e nasce la pianta dalla quale si
produrranno nuovi semi, poi, la pianta morirà, ma
i semi torneranno a germogliare producendo
nuove piante.
Ricordate all'inizio: nulla si crea e nulla si distrugge,
ma tutto si trasforma.

Allora ci chiediamo, quale sia lo scopo di questo
flusso e riflusso, di questo venire e andare, di
questo continuo sperimentare?
E' il rendere l'ente sempre più consapevole della
propria immortalità.
Allora come possiamo parlare di fine?
Morire a se stessi, non significa quindi distruggere
qualche cosa, ciò sarebbe addirittura anti scientifico,
ma comprendere per sintetizzare.

L'Uno, l'archetipo,contiene in sè tutte le possibili
virtualità che si dispiegano nel tempo-spazio per
ritornare poi nell'Uno.